In questi giorni senza calcio giocato (per fortuna per un po' di mesi non ci saranno soste per le nazionali), il nostro mister ha affrontato il corso per l'ottenimento del patentino di 1° grado e ha soprattutto rilasciato interviste a giornali e tv oltre a interventi presso le radio più importanti delle nostre frequenze (su deejay non passa giorno senza un suo intervento o del suo imitatore!!). Sta diventando un personaggio pubblico e sembra piacergli. Non ho ancora capito se è una strategia della società ma sono certo che è molto pericoloso, soprattutto in caso di risultati negativi. Comunque per adesso godiamoci il momento e la ventata di aria nuova che Strama ha portato nel nostro campionato. Moratti gongola perchè la scelta è stata unicamente sua. Tra le varie interviste il mister si è anche recato nella tana del nemico ... Tuttosport. Di seguito riporto la lunga chiaccherata in modo da conoscere ancora di più il personaggio Stramaccioni:
L’OBIETTIVO
“Il nostro obiettivo è fare risultati. Ma la nostra difficoltà è crescere all’interno dei risultati. Io so che a Torino o a Verona non siamo stati spettacolari, ma abbiamo vinto seguendo un certo tipo di gioco. Mio nonno diceva: prima impari l’alfabeto, poi le parole, gli aggettivi, i verbi e infine fai le frasi. Ma se vuoi fare subito le frasi, fai fatica… Quindi bisogna seguire due binari: uno che dà sicurezza, l’altro dove si prova qualcosa di nuovo. Bisogna andare avanti parallelamente, perché se si segue solo il binario della sperimentazione, prendi una sventrata che non finisce mai.”
JUVENTUS-INTER
“Io ne faccio un discorso poetico. Innanzitutto stiamo parlando di sport: il calcio in Italia ha una connotazione individuale-sociale. La rivalità è bellissima, se è positiva. È sfotto, presa in giro. Il lunedì ti diverti con l’avversario di tifo. Che esistano due squadre, due società, due tifoserie rivali, è bellissimo e fa parte del gioco. C’è nel basket Nba, c’è in tutte le città d’Italia. Ovviamente Inter e Juventus, assieme al Milan, hanno vinto di più. Questa è la parte bella e sana. Io rappresento l’Inter, sono rivale della Juventus. Oggi tecnicamente la Juventus ha dimostrato che noi dobbiamo colmare una differenza enorme, però non sarà una partita come le altre. Dentro questi binari la rivalità mi piace, fuori no. Non mi è simpatica la Juve perché alleno l’Inter. Se è un modello? De che?”
JUVENTUS STADIUM E CONTE
“L’unica cosa su cui si può prendere spunto è lo stadio. In questa cosa sono stati precursori, lo Juventus Stadium è stato un passaggio importante. Ora abbiamo un progetto noi, lo hanno altri club, il calcio va verso questa strada. Per il resto non mi viene in mente niente in cui la Juventus sia arrivata prima. Conte? I risultati parlano per lui. Ha avuto l’intelligenza di cambiare, aveva in mente una squadra, ha modificato in base ai feedback che gli arrivavano dal campo.”
LA DIFESA A 3 E GASPERINI
“Già dalla partita con la Roma avevo in mente di giocare a tre. Perso Maicon, avevo capito che questo organico sarebbe stato più a suo agio con i tre dietro. Soprattutto per i difensori centrali e per i terzini, ma anche per l’assenza di esterni alti e la tipologia dei centrocampisti. Differenze con Gasperini? Sono sicuro che il presidente non ha preclusioni sulla difesa a 3. Io, prima di farla, gliel’ho chiesto, Moratti ha avuto altre difese a tre: Simoni, Zaccheroni. Non è poi che ci siano tanti sistemi: a 4 o a 3, che è uguale a 5. Io non so cosa abbia portato al non funzionamento con Gasperini che per me è uno dei più preparati. Lo conosco bene, ho lavorato con lui a Crotone. Chi lo ha preso, sapeva cosa faceva Gasperini. Sono convinto che se avesse avuto più possibilità, avrebbe messo in campo qualcosa di buono. Poi l’Inter ha fatto le sue valutazioni e il presidente ha fatto bene perché la squadra è sua”.
IL MERCATO DI GENNAIO
“E’ normale che, trattandosi di un progetto nuovo, sia genetico dover migliorare nei vari reparti. In estate non abbiamo preso nessun giocatore che non volevamo, questo voglio dirlo chiaramente. Ma è evidente che l’organico possa essere perfezionato. Tranne Juventus e Napoli, tutte possono perfezionarsi, però le basi per il progetto sono state gettate. Abbiamo in testa degli obiettivi.”
ROSSI E PAULINHO
“Conosco Giuseppe Rossi da quando il suo gruppo degli ’87 con il Parma vinse lo scudetto. Lui era l’attaccante, in coppia con Lupoli. E’ un talento incredibile. Gli auguro di stare bene, di tornare e non avrà problemi a trovare una grande squadra. Paulinho? Rappresenta uno dei centrocampisti brasiliani più interessanti, in ascesa. Eì un centrocampista centrale che può giocare sia in una mediana a due, sia da interno in una linea a tre. Ha le capacità di fare gol, ha tempi di inserimento particolarmente pericolosi e abbina qualità nel recupero palloni. L’abbiamo seguito noi e altri club, ma ora è del Corinthians ed è giusto che sia concentrato sul mondiale per club.”
DA LAVEZZI-LUCAS A CASSANO
“La genesi che ha portato l’Inter e me a considerare l’acquisto di Antonio è stata molto lineare. Io avevo in testa una squadra inizialmente con degli obiettivi che per un motivo e per un altro sono sfumati. Non per colpa dell’Inter che ha lavorato benissimo ma perchè il mercato ha le sue dinamiche e lo sceicco ha deciso di fare lo sceicco quando ho iniziato ad allenare io e ha comprato tutti quelli che volevamo anche noi: prima Lavezzi e poi Lucas. Nel momento in cui la costituzione della squadra è sfumata con due esterni di dimensione come li volevamo noi ci siamo orientati su un giocatore con caratteristiche di seconda punta. Valutando il mercato, dopo essermi confrontato col Presidente e con Branca e Ausilio abbiamo deciso di intavolare questa trattativa col Milan.”
LA GESTIONE DI CASSANO E BALOTELLI
“E’ una fantadomanda. Io ho un debole e ce l’ha anche il presidente per i giocatori di grandissima qualità. Antonio l’avevo conosciuto prima che arrivasse all’Inter. E questo è stato fondamentale, decisivo per il suo arrivo. Mario, a parte una stretta di mano il giorno della mia presentazione ad Appiano Gentile, non posso dire di conoscerlo. Quindi sarebbe un’operazione differente. La maggior parte delle cose che dice Antonio sono battute, compresa quella sugli juventini-soldatini. Ma anche sul golf: oggi all’allenamento gli ho detto ‘ma tu sai che vengono i golfisti ad Appiano? Fra tutte le categoria di sportivi che potevi colpire da Fazio, proprio con loro dovevi prendertela?”
SNEIJDER NON E’ UN PROBLEMA
“Innanzitutto non lo vedo come un problema, mi viene da sorridere. Per esempio, ci fosse stato contro la Fiorentina, avrebbe giocato dove ho messo Coutinho. Quando tornerà potrà giocare in diversi ruoli, la sua collocazione ideale è trequartista nel 4-2-3-1 ma può farlo nel rombo oppure giocare, come in nazionale, terzo di sinistra a centrocampo”.
EUROPA LEAGUE
“E’ uno stimolo, ci tengo. In questo momento sto cercando di capitalizzare i giocatori che ho a disposizione. Se poi andremo avanti, vedremo… Certo, se arriveremo a giocare il giovedì contro il Manchester e la domenica contro il Milan per lo scudetto, allora dovrò fare delle scelte. Ma per adesso è un discorso prematuro.”
LOTTA SCUDETTO
“Sono due discorsi: uno è un discorso di blasone. Nel senso che io credo che una società come l’Inter debba geneticamente puntare al massimo e quindi secondo me quando ti chiami Inter è giusto puntare ad arrivare in fondo e cercare di fare il meglio possibile in ogni competizione. Per me che sono l’allenatore di un gruppo di calciatori di un nuovo ciclo, non è intelligente in questo momento parlare di un obiettivo come lo scudetto o come la coppa. Noi dobbiamo avere chiaro in testa che dobbiamo migliorare gara dopo gara seguendo un percorso. Quando guarderemo la classifica a Marzo e Aprile poi vedremo. E’ giusto parlare di grandi obiettivi, ma dico che oggi non è intelligente parlare di scudetto per la mia squadra.”
PARAGONE RIDICOLO CON MOU
“Il paragone da allenatori è ridicolo perchè io ho fatto 10/15 partite in Serie A. Lui ha vinto in quattro stati diversi. Non ha senso. Ovviamente vengono riprese delle parole di calciatori e del mio Presidente che hanno notato delle cose simili che a me riempiono di orgoglio, ma il paragone fra gli allenatori fa ridere. Io penso di poterla definire ridicola perchè non ha senso. Questo ha vinto tutto e ovunque.”
L’ESULTANZA NEL DERBY
“Se ho preso lezioni su come esultare dopo le partite? In quell’esultanza dopo il derby non c’era mancanza di rispetto per nessuno. Le parole di Preziosi? Io ci ho letto un complimento: non doveva esultare così, però sta facendo bene. Comunque ho festeggiato in quel modo perché cerano tanti significati: come eravamo arrivati al derby, il fatto di giocarlo in casa loro, tutta la ripresa in dieci. E poi, visto che i tifosi ci sono sempre stati vicini, volevo dir loro che avevamo vinto assieme”.
IL RAPPORTO CON MORATTI
“Per me è una persona intelligentissima ed è anche un grande conoscitore di calcio, inteso come terzino, diagonale, eccetera. Con lui posso parlare pure di tattica in senso stretto. Ha una grande preparazione e con lui riesco a parlare benissimo. In altri contesti, magari il presidente è un grandissimo tifoso, ma di calcio ci parli fino a un certo punto. Poi lui ha le sue idee, a volte crede in un giocatore più di quanto non ci creda io e viceversa. Però per me la sua competenza è stata una sorpresa. Immaginavo presidenti più distaccati, invece. Con le partite, con le sconfitte, il nostro rapporto è cresciuto. Il presidente era stato incuriosito dalla Primavera. Anche perché da un po’ si parlava di me: basti pensare che l’anno prima, nella trattativa per Burdisso alla Roma, l’Inter chiese otto milioni più Stramaccioni, una cosa che mi sembrava da fantacalcio. Poi l’anno dopo sono davvero arrivato. E Moratti, oltre a essere incuriosito dai sette gol presi a Londra contro il Tottenham, da novembre in poi ha iniziato a chiamarmi. La prima volta dopo la partita con lo Sporting Lisbona: subito ho pensato ad uno scherzo. Invece era davvero lui. Nelle ultime partite mi si è messo dietro alla panchina. Il mio secondo mi ha detto è dietro la panchina, non la vuole vedere la partita, ma sentire quello che dici tu. E poi quando Moratti aveva quasi deciso di promuovermi in prima squadra, il lunedì dopo la vittoria alla Next Generation, mi chiama Ausilio, con il quale ho un grandissimo rapporto. Anzi, di più: se sono all’Inter è merito suo. Ma quella mattina mi disse: guarda che se il presidente fa questa cazzata, mi raccomando digli di no. Lui, che mi vuole bene, pensava che in quello spogliatoio non avrei retto una settimana, che mi avrebbero… ammazzato. Gli ho detto se Massimo Moratti mi dice di prendere la prima squadra, ma come faccio a dirgli di no? Se non mi sento pronto non glielo dico, come faccio? Posso solo dirgli che ce la metterò tutta. Poi è chiaro che se al colloquio avessi capito che Moratti stava pensando moh ndo vado con questo?, allora mi sarei tirato indietro. Ma non è andata così…
PRIMA VOLTA NELLO SPOGLIATOIO
“La cosa più divertente che potrei raccontare è questa. Ha centrato un punto simpatico e delicato: il rapporto di un allenatore senza nome e senza passato che entra in uno spogliatoio cosi e probabilmente il mio vero momento drammatico è stata la mia entrata nello spogliatoio dell’Inter. Io sono abbastanza freddo, li ho perso l’equilibrio. E’ difficilissimo rapportarsi con campioni cosi e credo che le loro facce quando io sono entrato per la prima volta nello spogliatoio valessero più di mille commenti. Mi guardavano come per dire: “E mo questo chi cazzo è?”. Come per dire ma dove l’hanno tirato fuori? Cognome impronunciabile, zero passato, più giovane di qualcuno che era li! Anche se adesso non lo ammetteranno perchè ho un buon rapporto con tutti ma di sicuro l’hanno pensato.”
MERITOCRAZIA
“La cosa di cui sono più orgoglioso è che io mi sento l’esempio di uno che ce l’ha fatta partendo da zero. Quindi quando un allenatore più giovane o un ragazzo mi ferma e mi chiede io ci potrei stare a parlare delle ore. Il significato più bello è che ce la si può fare anche partendo dai campi di terra o se non ti chiami con un cognome famoso. Questa cosa che dice questo ragazzo, quando qualche pazzo mi chiama a parlare a qualche corso, io dico di avere le idee proprie perchè le occasioni capitano a tutti. Quando capita l’occasione la differenza la fa la qualità vera. Li si vedrà la qualità delle sue idee.”
IDEE E RAPPORTO SCHIETTO NELLO SPOGLIATOIO
“Non esiste un metodo ma una quotidianità. Se proprio deve essere qualcosa per riassumere quello che ho fatto credo sia stato avere idee chiare e rapporto schietto in un grande involucro di umiltà. Farsi vedere con un approccio umile, chi mi conosce lo sa chi non mi conosce può dire ciò che gli pare, è stato sempre apprezzato. Mi pongo tutt’ora con questo atteggiamento. Non è che sono cambiato, è il mio modo di essere. Se sia stato un mix positivo lo dirà il campo. Io dico sempre che mi fa male se parla male di me chi mi ha conosciuto. Entrando in contatto con una persona c’è una sorta di empatia e di chimica che poi connota tutto il rapporto. Con i miei giocatori questo è stato l’approccio. Loro hanno notato che non è stato un modo per accattivarmeli ma il mio modo di essere.Conta tutto la disponibilità dei giocatori. Io posso avere tutte le idee del mondo, essere uno scienziato, ma le interpreta il giocatore. Se tu riesci a cucire dieci abiti su misura, avrai più possibilità che le tue idee vengano applicate. Io, ripeto, posso essere il più grande psicologo del mondo, ma se non so comunicarlo, è inutile”.
IL CAMPIONATO RISERVE
“Io lo sostengo da tempo. Con me sfondate una porta aperta: sarebbe una cosa fantastica per il calcio italiano. Mi rendo conto che bisognerebbe stabilire bene il criteri di quali saranno i requisiti per fare un campionato riserve. Ci sono società che hanno grandi tradizioni nel settore giovanile e che magari si oppongono se non ne possono fare parte. Ma l’idea è interessante e per me va perseguita.”
TRA PRIMAVERA E SERIE A IL GRAN CANYON
“Vista la mia esperienza, dico che non è facile passare dalla Primavera alla prima squadra. E ancor di più giocare nell’Inter: non solo a livello di qualità tecniche. Per esempio Mbaye, è fortissimo, è un ’94, molto interessante, però con l’Hajduk davanti a 50mila spettatori gli tremavano le gambe. Tra la serie A e la Primavera c’è il Grand Canyon. Mi è stato chiesto perché avevo tenuto Livaja e non Longo. Ma le scelte non sono mai casuali: Marko, per esempio, fa bene in 15-20 minuti, ha un carattere diverso. Longo ha bisogno di più minutaggio per dimostrare le sue qualità e quindi era più logico darlo ad una squadra dove potesse giocare con continuità. Livaja in pochi minuti incide. Non solo, Longo con le nuove regole non può giocare in Primavera, Livaja sì.”
PROGRAMMI PERSONALIZZATI PER I NAZIONALI
“Questo, forse, lo fa la Juventus. A me succede il contrario: ad esempio quando Guarin, mi torna dalla Colombia, io so esattamente che tipo di lavoro ha svolto. Ma non sono certo io a dire al ct colombiano che cosa deve fare. Quanto ai programmi, è una questione di interessi. Sono stato a Coverciano, ho parlato con Prandelli. Lui non riesce ad allenare la squadra, tranne nelle competizioni in cui hai la squadra per un mese.”