Speravo ovviamente che la partita con la Juve finisse in un altro modo e, finendo in un altro modo, servisse a qualcos'altro, e cioè a darci una mossa, quella decisiva. Nel primo tempo si è visto il potenziale della squadra, tuttora sostanzialmente in grado di giocarsela con chiunque, e in alcuni momenti davvero alla grande. Poi si è visto quanto la sfiga, il meraviglioso colpo di testa di Pazzini, finora abbia avuto un ruolo piuttosto determinante. Ma il primo tempo ci ha anche ricordato che in difesa facciamo cagare, abbiamo continue amnesie, e in questo modo non andremo da nessuna parte. Il secondo tempo, poi, ci ha dato l'ennesima dimostrazione che l'Inter attuale non ha i 90 minuti, ma nemmeno gli 80, i 70 o i 60. E' una squadra che non solo corre meno degli altri, ma finisce la benzina regolarmente, e un primo tempo dispendioso ci condanna a un secondo tempo di ordinaria amministrazione. Questa è la situazione più malinconica. Sembriamo una provinciale.
Però voglio che da questa serata esca uno spunto positivo: noi, il pubblico di san Siro.
Non tutto il pubblico, è chiaro, purtroppo nella quantità c’è sempre chi inizia ad insultare al 5° del primo tempo; ma sicuramente la nota positiva è l’attaccamento alla squadra in affanno.
Il pubblico di San Siro è cambiato, è maturato, è diventato adulto, ha continuato a sostenere la squadra, gli eroi di Madrid o quel che resta di loro. Ricordo tempi infausti in cui i nostri uscivano sul terreno di gioco dal tunnel degli spogliatoi con lo sguardo impaurito, con la tensione di chi sa che al primo errore sei sommerso dai fischi, di chi sente il peso di anni di insuccessi e di promesse mai mantenute. Invece adesso c’è come un senso di consapevolezza che ti porta a pensare che “questi siamo” e le colpe non le puoi trovare nei giocatori. A loro tutto si può rimproverare tranne di non essere professionisti, di non sacrificarsi, di non dare tutto. Per quanto riguarda l’allenatore da quell’infausto e triste giorno in cui Mourinho ci ha abbandonato nessuno ha potuto lavorare per più di 6 mesi, nessuno ha potuto costruire la sua Inter, nessuno ha potuto sviluppare la sua idea di calcio, nessuno ha potuto godere della stessa stima, della stessa fiducia, dello stesso supporto di chi c’era prima. Forse in questo momento l’indice lo puoi puntare su un solo uomo: Massimo Moratti.Ieri, all’uscita dello stadio di Milano, è stato contestato da un gruppo di tifosi esasperati, delusi, più che altro smarriti. Nulla di particolarmente grave, forse se lo aspettava, perchè quando le cose vanno bene i meriti sono di tutti, quando vanno male la colpa è la sua. E son sicuro sente la responsabilità di questa situazione. Moratti, il primo tifoso di questi colori, dovrà assumersi nuovamente l’impegno di essere il nostro presidente soprattutto del nostro futuro. Non vendendo l’Inter a chi non la ama ma solo la sfrutta e poi, quando qualcosa non funziona, rischia di distruggerla. Possiamo restare fuori dall’Europa perchè stiamo iniziando un ciclo nuovo, con un allenatore su cui puntiamo, con calciatori giovani e affamati. Chiediamo a Moratti di avere coraggio, di fare scelte impopolari, di rischiare, di innovare. Di individuare nuovi uomini, nuove idee, nuove scommesse per guardare con ambizione al futuro. Un’Inter dodicesima, senza coppe, senza un Eto’o, senza un Balotelli, senza uno Sneijder, senza un bilancio sano, non vale più di una Fiorentina o di una Roma. Ci pensi presidente e legga senza arrabbiarsi le nostre critiche che sono a volte esagerate, irriconoscenti e scomposte, ma grondano amore, partecipazione e passione. Pura. Per l’Inter.