mercoledì 14 novembre 2012

Zanetti...il bello del calcio

Questa settimana nella sede della Gazzetta è andata in scena la annuale consegna del premio Facchetti, il bello del calcio”, ideato nel 2006 da Candido Cannavò. Finalmente quest’anno hanno deciso di premiare il nostro capitano. E chi, meglio di lui, può rappresentare il bello del calcio. Per quelli della mia età Javier Zanetti è stato ed è quello che Giacinto Facchetti è stato per i nostri padri, madri, nonni. La rappresentazione dei valori di lealtà, onestà, equilibrio, educazione, professionalità, impegno sociale,  talento che i Moratti, padre e figlio, hanno sempre voluto per chi indossa la maglia nerazzurra. Per questo siamo diversi. Quindi grazie mio Capitano. Ti chiedo solo una cosa, per non rovinare la tua meravigliosa carriera. Appena sentirai un piccolo campanello d’allarme sulla tua integrità fisica promettimi di farti da parte, di non giocarle tutte ogni tre giorni, noi vogliamo ricordarti come un cavallo di razza che corre sulla fascia fiero e maestoso.



LA MOTIVAZIONE DEL PREMIO
É arrivato all’Inter nel ’95, ragazzo d’Argentina, e 18 campionati dopo a 39 anni e virgola — quasi tre più del suo allenatore — corre e si spende in campo come il primo giorno, integro, tenace, combattivo e senza un capello fuori posto. Nascosto da qualche parte in Pinetina ci deve essere un ritratto di Javier Zanetti che sta  invecchiando alla maniera di quello di Dorian Gray. Nel  ’99 ha indossato la fascia di capitano e non se l’è più tolta. Ha interpretato il ruolo di leader dando esempio di correttezza e generosità, facendo del rispetto la bussola di una carriera straordinaria. Sotto gli occhi di Facchetti è cresciuto come giocatore e come uomo, fino a diventare il nerazzurro dai mille record. In anni di calcio spesso sguaiato e sopra le righe ha saputo proporsi in campo e fuori con equilibrio di modi e di parole, senza cavalcare scandali e accendere altri pericolosi fuochi. Adorato dagli interisti e stimato dagli avversari, il sempreverde Zanetti esprime davvero «il bello del calcio»


2 commenti:

PRES. ha detto...

O CAPITANO,MIO CAPITANO,NOSTRO CAPITANO DI TUTTO E DI TUTTI GLI INTERISTI.Io e CARMEN eravamo a VARESE quando tu e RAMBERT vi presentavate ai nostri occhi per la prima con l'INTER nel lontano 95.L'altro è sparito quando doveva essere quello buono,mentre tu sei ancora qui a dimostrare la tua grandezza.Stai facendo la storia,TU SEI LA STORIA di questi colori in compagnia di MAZZOLA CORSO PICCHI SARTI JAIR SUAREZ ecc. ecc. ecc..BLOGGER condivido pienamente il tuo ultimo pensiero e sto già pensando allo stadio alla partita d'addio quanta emozione proveremo a rivederlo correre per l'ultima volta.GRAZIE GRAZIE GRAZIE da tutti quelli che amano questa squadra e non.Per finire nota di merito ai tifosi dell'ATALANTA dietro la nostra panchina che l'hanno applaudito domenica al momento della sostituzione.Anche questo ti fa capire la grandezza del nostro CAPITANO.

brillo ha detto...

Brillo.
L'Inter è l'altro grande amore della vita, quello per cui ha inciso l'inno "Amala". Le sirene, in questi lunghi anni, non sono mancate, ma Javier ha sempre resistito: "In un certo periodo mi voleva il Real Madrid, fu quando all'Inter arrivò Cuper. Parlai in fretta col presidente Moratti perchè volevo restare. Andarmene senza lasciare traccia non sarebbe stato da lui. E di tracce ce ne sono state, riconosciute da tutti: "La cosa che mi fa più piacere è il rispetto da parte di tutto il mondo del calcio".