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Ho sempre pensato che politica, media e sport siano degli ottimi indicatori del grado di libertà, onestà, civiltà e ricambio generazionale di una nazione.In un Paese come il nostro in cui gli interessi personalistici bloccano da decenni la crescita e le riforme strutturali dello Stato ed in cui non si riesce a formare un governo neppure sull’orlo del baratro sociale, in cui gli editori puri non esistono e di conseguenza abbiamo una libertà di stampa pari a quella di regimi totalitari africani, in cui la disoccupazione giovanile è vicina al 40%, lo sport non può essere una isola felice. Specie dopo l’eutanasia del Totocalcio, il massimo finanziatore del settore, e la quasi totale dipendenza dalle erogazioni finanziarie statali per la gestione e la programmazione delle attività (ringraziando la felice anomalia dei corpi militari, spesso unico sbocco lavorativo per chi svolge una disciplina con un seguito di appassionati minore).Gli impianti (per lo più vecchi, scomodi e sporchi) sono sempre più desolatamente vuoti, i medagliati delle ultime Olimpiadi hanno una età anagrafica avanzata per sperare che si ripetano in futuro, società sportive ricche di storia e blasone scompaiono sotto il peso dei debiti e degli investimenti sempre minori di imprenditori a loro volte in crisi con le loro aziende.Gli scandali periodici del calcio, locomotiva sempre meno sopportata del sistema, hanno poi ulteriormente minato credibilità e passione, con la conseguenza di aver allontanato verso altri interessi gli spettatori cosiddetti non abituali o fidelizzati, quelli che ormai vanno allo stadio o si mettono davanti alla tv solo in occasioni di eventi o sfide di grande tradizione e rivalità.In questo panorama sinceramente sconfortante, sono consapevole che raccontare di conflitti di interesse, intrighi, giochi di potere, scambi di poltrone e di favori, finisca per creare altro disamore al lettore tifoso o simpatizzante. Non è mia intenzione, anche se non resta che toccare il fondo per poter sperare in una eventuale successiva catarsi.Chi vuole mantenere una certa verginità si fermi qui e non prosegua la lettura, presto tornerò a scrivere di pallone, di campioni, di brocchi, di tattica, di totoallenatore e di mercato.Gli altri si preparino ad entrare in un mondo popolato da squali e da fantasmi, da pupari e marionette, da mandanti, esecutori e complici, responsabili della scarsa trasparenza e credibilità del calcio del presente e, soprattutto, del futuro.
BERETTA, DALLA PRESIDENZA ALLE DIMISSIONI
La mia attenzione negli scorsi mesi è stata catturata dalla rielezione di Maurizio Beretta al vertice della Lega Calcio.Nato a Milano nel 1955, un passato in Rai, Fiat, Confindustria e consulente nel settore dei rapporti istituzionali, relazioni pubbliche, immagine e comunicazione, aveva sostituito il commissario straordinario Giancarlo Abete nel 2009 in vista delle difficili battaglie sulla spartizione dei diritti tv e sulla legge per l’impiantistica sportiva con un mandato come sempre senza grande libertà d’azione perchè i presidenti vogliono gestire direttamente il business (e non amano eccessive intrusioni da parte di un manager super partes nei loro conti ed affari).Quando nel marzo 2011 gli arriva una offerta da Unicredit per assumere la direzione della divisione comunicazione e corporate identity, non ci pensa due volte e accetta l’incarico, anticipando le sue dimissioni dalla Confindustria del pallone. Anche per l’evidente conflitto di interessi, in quanto la banca di viale Cordusio ad esempio ha gestito il passaggio della Roma dei Sensi alla cordata americana mantenendo il 40% delle azioni(operazione costata ben 60 milioni di euro), ha avuto un ruolo fondamentale nella rateizzazione del debito verso il fisco di Lotito ai tempi del suo acquisto della Lazio e ha prestato garanzie e soldi a molte società italiane (vedi il Palermo di Zamparini).Si parla di un traghettatore fino a giugno in vista di nuove elezioni, ma non c’è accordo e così si permette di deroga in deroga a Beretta di restare con il doppio incarico delegando ampie fette di potere ai consiglieri presidenti.
IL PROCESSO DI NAPOLI ED IL CAMBIAMENTO INVOCATO DALL’INTER
Il clima si infiamma a novembre 2011 quando lo stesso presidente della Lega non ottempera alla normativa di segnalazione dei presidenti di serie A coinvolti e condannati nel processo di Napoli alla FIGC in vista di una loro sospensione, studiando anzi la revisione della disciplina per “salvare” Lotito, Della Valle e company.L’Inter alza la voce attraverso il suo direttore generale Ernesto Paolillo, schierandosi apertamente per un cambio:“Sono necessarie le dimissioni di Beretta dalla Lega per affrontare un tavolo di riforma del calcio con un presidente rappresentativo e meno schierato. C’è una sempre più diffusa richiesta da parte delle società di cambiare il presidente per averne uno focalizzato solo sulla Lega, nella prossima assemblea vedremo cosa pensano anche gli altri club, ma è urgente che la Lega cominci a discutere cdei problemi seri del calcio e non, come ha fatto per per un anno in maniera confusa e deprimete di diritti tv, e adesso delle Noif. Ieri ho contestato a Beretta di aver convocato d’urgenza un consiglio per affrontare una materia di competenza dell’assemblea al solo fine di ottenere più facilmente la maggioranza, e di avere cambiato l’ordine del giorno per parlare solo del caso Lotito. Chiedere la riforma dell’articolo 22 delle Noif è un gesto ad hoc per il presidente della Lazio Claudio Lotito. Lotito non può rappresentare la Lega di Serie A e sarebbe stato di buon gusto da parte sua autosospendersi in attesa dell’esame della riforma dell’art.22 delle Noif. All’improvviso quello che è accaduto a Lotito ha reso urgente l’intervento della Lega per affrontare la riforma dell’articolo 22, mentre questo tema avrebbe dovuto essere oggetto di una discussione più ampia. Sarebbe stato molto più di buon gusto non affrontare ora e con questa urgenza la riforma, che così rischia di perdere peso e diventare un provvedimento ad hoc”.Alle parole non seguono i fatti da parte di nessuno, anche perchè si deve discutere dei criteri sulla ripartizione della parte fissa dei diritti tv e davanti ai soldi le grandi improvvisamente ritrovano armonia.
CHE BEFFA PER ABODI E PER L’ALLEANZA INTER-JUVE-ROMA
Si arriva così alla seconda metà del 2012 quando finalmente vanno rinnovate tutte le poltrone che contano del nostro calcio. Se per Abete (Figc), Macalli (Lega Pro) e Tavecchio (serie D) la riconferma è scontata e puntualmente avviene, in Lega si scontrano il partito di chi sostiene (ancora) Beretta e quello di chi preme per affidarsi ad Abodi, con Simonelli (commercialista milanese e già revisore dei conti dell’organo) come terzo incomodo.Se del primo fanno naturalmente parte Lotito e i club amici, su tutti Cagliari e Genoa, e l’outsider è un candidato soprattutto di Galliani che ne conosce e stima le competenze tecniche (sindaco della Banca Popolare di Milano, docente di Fiscalità d’impresa presso l’Executive Master della SDA Bocconi di Milano, nonché articolista de Il Sole 24 ore), il favorito pare essere il rampante manager della Lega di serie B, 53enne romano, una lunga esperienza nel marketing degli eventi sportivi, per anni consigliere di amministrazione nel Coni e personaggio di spicco nella candidatura olimpica e paralimpica di Roma.Abodi piace perchè ha preso una serie B vicina al dissesto e con una serie di brillanti operazioni commerciali e di comunicazione l’ha risollevata, gestendo la difficile separazione dalla Serie A e ottenendo un nuovo contratto televisivo che ha garantito un buon ritorno economico ai club grazie allo spacchettamento tra Sky, Rai e Sportitalia.Inter, Juve, Roma e Fiorentina più 8-9 medio piccole sono la base di voti certa ed è opinione comune che in terza votazione, quando basterà un quorum di 14 preferenze, non sarà complicato trovare il sostegno degli indecisi, su tutti Torino e Chievo.Nerazzurri e bianconeri si ritrovano a sorpresa fianco a fianco per il rinnovamento (nonostante parole poco felici del candidato sullo scudetto 2006 da revocare), tanto che, dopo che il posto di Paolillo a noi riservato è stato inaspettatamente lasciato pochi mesi prima ad Andrea Agnelli nel Consiglio della European Club Association (l’organizzazione che ha preso il posto del G14 e che riunisce e rappresenta oltre 100 società europee) e di cui fa parte il milanista Gandini, si scopre che in caso di elezione di Abodi siederà in Consiglio anche Angelo Mario Moratti, primogenito di Massimo e già vicepresidente, alla sua prima esperienza istituzionale.
IL GOLPE DI LOTITO E GALLIANI (CON L’AIUTO DI DE LAURENTIIS)
Il piano però fallisce perchè il traguardo dei famosi 14 voti non sarà mai raggiunto (Abodi torna alla B) grazie all’abilità diplomatica di Lotito che, ottenuto l’appoggio di Galliani e addirittura dell’ex ribelle De Laurentiis (ricordate quando lasciava le sedute gridando, insultando e salendo sul motorino di un passante?), fa confluire nuovamente attorno a Beretta il sostegno necessario per restare in sella.A suo favore si esprimono quindi: Lazio, Milan, Napoli, Torino, Atalanta, Bologna, Cagliari, Udinese, Parma, Genoa, Catania, Palermo, Chievo e Siena. Sconfitte sonoramente e clamorosamente Inter, Juventus, Fiorentina, Roma, Sampdoria e Pescara, società che rappresentano il 53% del totale dei tifosi e un terzo della cifra complessiva degli introiti tv .Nel nuovo consiglio Galliani torna alla vicepresidenza (lui che era stato anche presidente…), Lotito e Pulvirenti consiglieri in quota FIGC, mentre Cairo, Cellino, Ghirardi, Guaraldi, Percassi, De Laurentiis, Pozzo, Preziosi e Lo Monaco (poi dimissionario) sono consiglieri di Lega.Beretta esulta e cerca immediatamente la pax:“E’ un segnale formidabile il ritorno di Adriano Galliani ai vertici della Lega. Oggi ha prevalso la necessità di arrivare con un assetto perfezionato all’insediamento del Consiglio Federale, per non ripetere l’esperienza dello scorso quadriennio quando non eravamo arrivati in tempo. E’ stato un confronto di democrazia, ma il lavoro che si vuole fare sarà nell’interesse di tutte e 20 le società e non solo di quelle che ci hanno votato. Questa era l’unica soluzione percorribile. Tutti avremmo auspicato un’elezione all’unanimità, in una o nell’altra direzione, ma non è stato possibile, almeno per il momento. Mandato a termine? Inutile fare ipotesi. Ora concentriamoci per i prossimi mesi cercando di diventare più forti a livello federale e facendo le riforme. Abbiamo appena parlato con Abete, il 22 saranno convocate le componenti del Consiglio Federale, in quell’occasione metteremo sul tappeto i vari temi e soprattutto quello di un maggior peso della nostra Lega”.
PIU’ DI UN MILIARDO DI BUONE RAGIONI
Le sconfitte protestano ed esprimono dubbi, ma non faranno mai barricate, nonostante l’amministratore delegato del Milan, stante l’impiego del presidente in Unicredit, sia ancora l’uomo forte della Lega. Con un evidente conflitto di interessi ed un enorme peso mediatico e istituzionale.Perchè?Come ha fatto Lotito, al di là della ripartizione delle poltrone, a convincere gli scettici, tra cui Zamparini durissimo in passato con Beretta, a ridargli fiducia? Cosa ha promesso?E cosa Galliani è pronto a mettere sul piatto per zittire anche le voci contrarie?Naturalmente si parla di soldi e di diritti tv: più di un miliardo di euro da spartirsi quando scadrà il contratto con SKY nel 2015, nonostante la crisi economica ed il calo degli abbonati alla pay tv.L’asso nella manica si chiama Hamad bin Khalifa Al Thani, sceicco del Qatar, proprietario di Al Jazeera, il nuovo nemico pubblico del vecchio magnate Murdoch, pronto a ricoprire di petroldollari il calcio europeo dopo essersi aggiudicato il Mondiale del 2022.Domani scopriremo cosa c’è sotto e soprattutto chi, assieme a Galliani e nel pieno rispetto della legalità, sta aiutandolo ad avere un potere pressochè infinito sul calcio italiano ed a far sembrare al confronto la vecchia GEA una organizzazione provinciale.
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